Della Grafologia se ne fa utilizzo nella cura della disgrafia attraverso la rieducazione alla scrittura; nel campo della consulenza famigliare, come valido strumento nella analisi degli equilibri della coppia; nel campo professionale, come supporto per la selezione, l’orientamento e lo sviluppo delle risorse umane.
Per quanto abbia studiato e fatto consulenza in questi vari ambiti quello nel quale mi sono orientato e specializzato è quello PERITALE.
Più in generale la Grafologia è uno strumento di analisi per se stessi e per chi vogliamo conoscere meglio. La combinazione di quasi 100 segni fa di questa disciplina “l’arte delle combinazioni”.

Come è vero che ogni persona è differente dall’altra, anche la grafia ha la sua unicità.

Storia della grafologia

Esistono moltissimi approcci allo studio della psicologia della scrittura. Si potrebbe quasi affermare che, almeno fino a pochi decenni fa, ogni studioso di grafologia che ha scritto il proprio manuale sia diventato automaticamente caposcuola di un nuovo approccio metodologico. Ciò è dovuto in massima parte al fatto che la professione di grafologo non è regolamentata da un albo professionale. Inoltre, pur vantando una storia ormai bicentenaria, la grafologia si è di fatto sviluppata in modo parallelo e spesso antitetico rispetto alle discipline psicologiche, per cui eccettuati alcuni tentativi non si è instaurato il meccanismo di controllo e di validazione che caratterizza le discipline scientifiche. Tale meccanismo prevede la condivisione di un linguaggio comune e l'enunciazione di leggi falsificabili, ovvero che contengano in sé gli strumenti di replicazione, in modo che la comunità scientifica (attraverso la pubblicazione delle ricerche su riviste accreditate) possa convalidare o smentire i risultati raggiunti.

Pur esistendo moltissime scuole grafologiche, di fatto oggi i vari approcci confluiscono in tre principali indirizzi:

- l'indirizzo francese, di Jules Crépieux-Jamin, il cui metodo fu successivamente sviluppato da Jean-Charles Gille-Maisani;
- l'indirizzo italiano, di Girolamo Moretti e di Marco Marchesan;
- l'indirizzo tedesco di Ludwig Klages, attualmente integrato con le intuizioni di W.H. Muller e A. Enskat.

Una menzione va fatta alla Simbologia della scrittura di Max Pulver (1889-1952) che partendo dalle teorie di Klages ne rilegge e ne reinterpreta le categorie segniche.

In questi tre indirizzi confluiscono le teorie e le ricerche di alcuni tra i maggiori protagonisti della disciplina grafologica: va ricordato innanzitutto lo svizzero Max Pulver che ha introdotto l'interpretazione simbolica vettoriale della scrittura; poi la psicologa Ania Teillard, allieva di Jung, che ha introdotto l'interpretazione analitica in grafologia; i neuroscienziati tedeschi Rudolf Pophal, William Thierry Preyer e i russi Aleksandr Romanovič Lurija e Nikolai Alexandrovic Bernstein i cui studi sul movimento e sulla neurofisiologia della motricità grafica hanno gettato le basi per una maggiore comprensione del comportamento grafico; lo scienziato Robert Saudek che ha approfondito sperimentalmente la categoria della velocità e dell'accuratezza.

Girolamo Moretti, il fondatore della scuola grafologica italiana, la definiva scienza sperimentale, perché ne fissò principi e regole attraverso esperimenti e pratica clinica.

La scuola francese è molto anteriore a quella italiana. Il suo fondatore fu l'abate Jean Hippolyte Michon che nel 1872 pubblica "I misteri della Scrittura". Allievo di Michon fu Jules Crépieux-Jamin (1859-1940) il cui testo "ABC della grafologia" riprende il lavoro del maestro riorganizzandolo però in una visione più organica e sistemica.

Le due scuole, ovvero quella francese e quella italiana, differiscono profondamente, soprattutto perché la scuola italiana ha come caposaldo l'univocità della corrispondenza segno-carattere, mentre nell'ambito della scuola francese si ha un approccio prettamente gestaltista (il segno non ha motivo d'essere in quanto unico, ma si rifà al tutto (teoria del campo).

Cesare Lombroso (v. fisiognomica) scrisse un libro sulla grafologia nel 1895 intitolato "Grafologia".

Non a caso, la grafologia, nasce come branca della fisiognomica; a Camillo Baldi spettò l'onore di essere ricordato come il primo "grafologo" grazie al saggio Trattato come da una lettera missiva si conoscano la natura e la qualità dello scrittore pubblicato nel 1622. Ma dovettero passare molti anni prima che illustri scienziati come Johann Kaspar Lavater nel suo Physiognomische Fragmente 1775 si accorgessero della analogia fra linguaggio, scrittura e modo di camminare. La grafologia però è stata per secoli legata, in qualche modo, alla chiromanzia e alla astrologia e infatti ancora Les Mystères de l'écriture dell'abate Michon fu pubblicato con una lunga introduzione iniziale di un chiromante, Desbarrolles. La grafologia, facendo parte della semiotica, comunque, potrebbe essere stata influenzata dalla scuola stoica, visto che quest'ultima distinse fra segni e significati; inoltre un altro aggancio probante potrebbe essere quello con il misticismo ebraico che comprese il legame fra le lettere e la spiritualità e l'irrazionalità.

Principi della grafologia

Il gesto grafico è sotto l'influenza del cervello; per cui la sua forma non viene modificata dall'arto scrivente (se questo funziona normalmente ed è sufficientemente allenato), in caso contrario quest'ultimo funziona come un cattivo trasmettitore.

I meccanismi fisiologici che attuano il gesto grafico sono in correlazione con il sistema nervoso centrale e varia in conformità allo stato organico, alle modificazioni momentanee di ciascun sistema nervoso.[senza fonte]

Il primo principio è l'analogia fra il carattere e la scrittura; ogni persona ha infatti una propria grafia, che è differente da quella di ogni altro individuo. Esiste pertanto un processo di identificazione fra scrittura e soggetto scrivente che, pur modificandosi nell'arco della vita, rimane costantemente in relazione con il proprio modo di scrivere. Il soggetto sin dai primi anni di scolarizzazione opera delle scelte estetiche sui tipi di grafie con cui entra in contatto, e ciò concorre a formare il tratto di ogni persona, in una sorta di "rispecchiamento" fra grafia e soggetto scrivente.

Il grafologo deve essere a conoscenza dello stato d'animo e le aspettative del soggetto nel momento in cui scrive; cerca di interpretare lo stato d'animo dello scrivente in base al tipo di movimento che sta alla base dell'atto grafico. Studia il tratto: la leggerezza o la pesantezza, la direzione curva o diritta, la nettezza dei bordi e così via.
Il grafologo deve capire lo stato di spontaneità o meno dello scrivente; spesso infatti l'autore tende a mascherarsi imitando un modello o cercando di fornire una certa immagine di sé.

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